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Lamante+King Hannah al Teatro Sperimentale di Pesaro

today08/12/2024 33

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Il rock è donna. Live report della serata del 6 dicembre 2024, all’insegna della musica indipendente di qualità

L’ultima volta che avevo assistito a un concerto “rock”’ al Teatro Sperimentale era stato per i Dinosaur Jr nel 2022. In quell’occasione le persone non riuscirono a stare sedute e si fiondarono sotto il palco. Questa volta ognuno è rimasto al suo posto, ma la qualità della musica non è stata affatto peggiore. Lamante e King Hannah hanno scaldato la fredda serata pesarese in un connubio teatro-rock alternativo che può rivelarsi allo stesso tempo affascinante e problematico. Soprattutto se ci si aspetta di andare ad ascoltare musica del genere come se si andasse normalmente ad uno spettacolo teatrale.
Da decenni Pesaro è punto di riferimento per la scena alternativa italiana, e nel 2017 ha guadagnato l’etichetta Unesco di Città Creativa della Musica. Il live del 6 dicembre è forse la ciliegina sulla torta dell’anno vissuto da Capitale della Cultura.

Fotografie di Paul Hudson

Giorgia Pietribasi, in arte Lamante, e la sua band rompono il ghiaccio alle 9.40 circa, dopo che il teatro stesso ha ritardato leggermente l’apertura porte a causa di un sound-check programmato per le 20.30. Lamante è una forza della natura: alterna pezzi di cantautorato a melodie punkettone e africheggianti, in cui urla tutta la sua rabbia di donna ventenne. Apre con Rossetto e chiude con Non chiamarmi Bella, che recentemente ha vinto il premio per videoclip indipendente dell’anno. Non manca di personalità e tra un brano e l’altro parla con il pubblico, scherzando ma non solo: racconta storie di droga ed emarginazione del luogo da cui proviene, Schio, storie che trovano spazio nei suoi testi insieme ad aneddoti biografici. A differenza degli altri artisti, Lamante non ha merchandising da vendere: ricorda che lei e la sua band sono totalmente indipendenti e che presto (il 12 dicembre) saranno disponibili i nuovi vinili ristampati grazie ai guadagni da concerti. Bellissima sorpresa davvero, come la cover a metà scaletta dedicata agli Afterhours, cantando Dentro Marilyn. Interpretazione magistrale, voce a tratti graffiante a tratti armoniosa, da pelle d’oca.

Terminata l’apertura verso le 22.30, non è ancora tempo dei King Hannah. Sale sul palco Joe Gideon accompagnato da John Presley, che alterna chitarra e tastiere. Rock blues britannico, devo dire che a differenza dei lavori di Gideon con il progetto Joe Gideon & The Shark, non solo la proposta artistica tentenna, ma dal vivo non mi lascia nulla, se non una naturale simpatia che emana a pelle.

Tempo di 5-6 brani, cambio palco, per forza di cose si fanno le 23.30, e gran parte del pubblico, da platea e galleria, inizia a rumoreggiare. Fischi e qualche esortazione a salire sul palco si ripetono fino all’entrata in scena del gruppo di Liverpool, verso le 23.40 circa. I King Hannah sono un gruppo che benché non suoni usualmente nei teatri – lo fanno presente, come Lamante in precedenza – in un teatro fa la sua sporca figura. La voce di Hannah Merrick è l’impronta del duo che compone con Craig Whittle (chitarra): la sua è una recita malinconica accompagnata dal sound art punk/indie del gruppo. Prima del concerto, comprando il cd, le chiedo sotto che genere si classificherebbe. La risposta? «Non saprei sinceramente, all’inizio ci definivano shoegaze ma non credo lo siamo…». Solitamente non essere etichettabili è sinonimo di bravura e creatività e a mio modesto parere i King Hannah sono, insieme ad English Teacher e Dry Cleaning, gli esponenti di spicco di un rock alternativo atipico in cui la voce femminile – assoluta protagonista – alterna canto e parlato, in uno storytelling intrigante e coinvolgente, perfetto per un teatro.

Il duo inglese-supportato dai turnisti Jake Lipiec (batteria) e Conor O’Shea (basso) suona per lo più l’ultimo lavoro, Big Swimmer, disco che ha portato al successo della band. Il brano d’apertura è Somewhere Near el Paso, sulla cui intro ipnotica Merrick entra per ultima sul palco, indossando l’abito rosso che l’accompagna in questo tour e che appare nel video della title track dell’album. Il contrasto con il resto del gruppo, vestito casual, è netto, e le luci lo rafforzano soffermandosi sulla musicista inglese. Oltre a Big Swimmer, spazio a Go-Kart Kid (Hell no) dall’album I’m not sorry, I was Just Being Me, e a una cover di Bruce Springsteen, Mr State Trooper. Crème Brûlée è invece l’unico pezzo suonato dal primo EP del duo, pubblicato nel 2020.

Qualcuno, ad inizio della loro esibizione, si addormenta pure, tanto che Hannah Merrick ci scherza sopra più volte, mantenendo comunque eleganza e rispetto. Le poltrone del teatro, va detto, sono effettivamente molto comode. Applausi del pubblico si susseguono canzone dopo canzone, e la fila al merchandising di fine concerto dimostra malgrado tutto l’apprezzamento del pubblico locale. Terminato il secondo tour italiano in meno di sei mesi, i King Hannah si apprestano a proseguire il loro viaggio europeo in terra spagnola.

Scritto da: Filippo Sconza

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